Maruzza Musumeci
Uno spettacolo che parla del “mito” come fonte inesauribile di possibilità di interpretazione del presente, delle relazioni tra le cose, dei pensieri e del mondo.
“Anche in una favola, leggera, ironica, ma anche un po’ inquietante come quella raccontata da Andrea Camilleri – dice Daniela Ardini che firma la regia oltre che l’adattamento insieme con Pietro Montandon – ritornano i motivi classici della sirena, del suo canto che uccide, e di una vendetta covata per millenni contro un Ulisse dedicato ai campi. Il protagonista Gnazio Manisco (una sorta di anti-Ulisse) ritorna dall’America senza mai guardare il mare, per dedicarsi a coltivare la terra. Acquista un campo che è come un’ sola sull’acqua e decide di sposarsi. La donna di cui si innamora perdutamente è bellissima e canta canzoni meravigliose che solo lui comprende. Da qui si dipanano una serie di eventi sorprendenti che coinvolgono personaggi radicati nella cultura siciliana, dalle più diverse caratteristiche, creati dalla maestria divertita di Andrea Camilleri”.
Il lavoro di adattamento ha rispettato la parola di Camilleri, lasciando la fascinazione del racconto, di una lingua misteriosa (terragna e materica, velata e oscura) che dà forma alle cose e suscita nella memoria di chi l’ascolta una serie infinita di echi e di rimandi. Il protagonista è Pietro Montandon, attore di grande esperienza e capacità mimetica (interpreta tutti i ruoli) avendo collaborato sia con primarie compagnie di prosa, sia, per otto anni, con la compagnia internazionale Mummenschanz.
“Attraverso il susseguirsi incessante degli eventi vogliamo prendere idealmente il pubblico per mano e condurlo in un viaggio attraverso una mitologia rude, selvaggia, sensuale, popolata da Aulissi Dimare, Sirene Catananne, cani feroci ma anche attraverso la poesia, l’ironia e la levità della storia d’amore di Gnazio e Maruzza, fino al messaggio finale dell’immortalità del canto delle sirene racchiuso in una conchiglia che dona l’ultimo conforto a un soldato morente” scrive la regista.